Craxi, una vicenda giudiziaria mai conclusa


RSS
Follow by Email
Twitter
Visit Us
Follow Me
YouTube
YouTube
INSTAGRAM

Il 7 luglio la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Stefania e Vittorio Craxi e di Anna Moncini, moglie del leader socialista morto latitante ad Hammamet in Tunisia nel 2000, contro due avvisi di accertamento per le tasse evase da un conto svizzero (aperto nella seconda metà degli anni ’80 e comparso nei processi Enimont e All Iberian) a lui riconducibile in via esclusiva, e in nessuna maniera al partito. E, in quanto eredi, li ha condannati a pagare 20mila euro di spese legali. Più le tasse evase negli anni ’90.

Il conto ginevrino, International Gold Coast, sul quale erano arrivati i finanziamenti occulti al partito, riguardava oltre 19 miliardi di vecchie lire e un imponibile complessivo di oltre 23,5 miliardi di lire, cui corrispondeva un’Irpef pari a 10,7 miliardi di lire.

Secondo la famiglia nulla è dovuto, avendo essa rinunciato all’eredità prima col beneficio d’inventario, cioè separando la loro posizione dalla sua, e poi del tutto. Prevista dal codice civile, l’accettazione con beneficio d’inventario limita la responsabilità dell’erede al valore dell’attivo ereditario, evitandogli di compromettere il proprio patrimonio nel caso in cui emergano debiti rilevanti nell’eredità. Evidentemente sapevano che lui possedeva beni illeciti, che però dicono di non aver ereditato, in quanto i conti esteri non erano intestati a lui.

Nel 1995 Giorgio Tradati, amico di Craxi, spiegò, una volta arrestato, il meccanismo secondo cui lui era il prestanome di due conti svizzeri, sui quali erano transitati 30 miliardi di lire. E disse che, una volta esplosa Tangentopoli, Craxi gli chiese di far sparire quei soldi, ma siccome lui rifiutò, fu incaricato di farlo Maurizio Raggio, il ristoratore di Portofino, ex compagno della contessa Francesca Vacca Agusta (morta nel 2001). Raggio vive tra Portofino, Acapulco e Miami. I soldi non finirono al partito, ma furono comprati, tra le altre cose, 15 kg di lingotti d’oro.

Ricordiamo tutti quando Craxi diceva che la politica era diventata molto costosa, per cui tutti i partiti avevano bisogno di una grande quantità di soldi. Fece espellere dalla RAI il comico Beppe Grillo quando si permise di dire, scherzando, che i socialisti rubavano.

Tutti i leader socialisti gongolavano al vedere il crollo dell’URSS nel 1991: per loro era la riprova che il socialismo occidentale era superiore al comunismo orientale. Eppure proprio in quegli anni esplosero non solo Tangentopoli, ma anche il debito pubblico, passando dal 60% del PIL a ben oltre il 100%.

Sul piano economico Craxi fu un disastro per i lavoratori: nel 1984, in quanto capo del governo, tagliò 3 punti di scala mobile tentando di raffreddare l’inflazione, allora a due cifre. E fu sempre lui che fece arricchire a dismisura Berlusconi con le reti Mediaset, permettendogli di trasmettere su tutto il territorio nazionale e quindi di rompere il monopolio della RAI.

Naturalmente la Lega di Salvini e Forza Italia hanno subito espresso solidarietà alla famiglia Craxi. Non riescono ad accettare che la giustizia possa funzionare dopo così tanto tempo.

Ma qui si sta parlando di uno che ha subìto, per corruzione, bancarotta fraudolenta e illecito finanziamento dei partiti, non pochi processi e alcuni con condanne definitive, che avrebbero comportato almeno una decina d’anni di carcere.

Si consiglia la lettura del libro Mani pulite, la vera storia, di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio (Editori Riuniti, Roma 2002).

RSS
Follow by Email
Twitter
Visit Us
Follow Me
YouTube
YouTube
INSTAGRAM

Lascia un commento