La nota attivista per i diritti umani e docente di economia Frozan Safi, 29 anni, è stata uccisa in Afghanistan a colpi di arma da fuoco.
Il corpo è stato ritrovato dopo oltre due settimane dalla sua scomparsa. L’hanno riconosciuta all’obitorio solo dai suoi vestiti. Aveva ferite da proiettile non solo sul volto (completamente distrutto) e sulla testa, ma anche sul cuore, sul petto, sui reni e sulle gambe. Gli assassini hanno rubato anche il suo anello di fidanzamento e la sua borsa.
Non hanno ucciso solo lei, ma anche altre tre donne, invitate in casa dai killer con una richiesta telefonica di raccogliere le prove del loro attivismo e di spostarsi in un luogo sicuro, e ovviamente con la promessa dell’espatrio. Poi le hanno buttate in un fossato. I cadaveri delle altre tre donne sono ancora senza identità.
Tutta questa barbarie e ipocrisia in nome di un fascismo religioso e misogino. Due persone sospettate sono state arrestate. Cosa gli faranno? Niente, c’è da scommetterci. Da settimane i Talebani danno la caccia alle attiviste. La polizia è in grado di arrivare in posti che le donne nominano solo nelle chat riservate. Non solo, ma alcune spie s’infiltrano presentandosi come giornaliste, e invece raccolgono informazioni. I Talebani sanno benissimo che bastonarle in pubblico crea un certo problema d’immagine, per questo incaricano di eliminarle privatamente.
In che razza di Dio credano questi criminali è davvero incomprensibile. Dicono che tra gli attributi di Allah vi siano anche quelli di “Colui che chiude la mano e umilia”, “l’Osservatore e ben informato”, il “Vendicatore che cancella tutto”. Speriamo che se ne ricordi quando li dovrà giudicare.